“Avevo
la strana sensazione che il mio viso fosse diventato insensibile; se mi toccavo
la guancia, avvertivo solo vagamente la pressione del dito. Ripetei quel gesto
tante di quelle volte che Zietta fu costretta a rifarmi il trucco. Poi, mentre mi
esaminavo allo specchio, accadde una cosa molto strana. Sapevo che ero io la
persona inginocchiata davanti al tavolino del trucco, ma mi parve che ci fosse
anche una ragazza sconosciuta che mi fissava allo specchio. Allungai la mano a
toccarla e restai sconcertata trovando il gelido vetro che ci separava. Lei
aveva lo splendido trucco di una geisha; le sue labbra si stagliavano vermiglie
sul bianco gesso del volto, con le gote tinte di un rosa pallido; i capelli
erano adorni di fiori e pannocchie di riso fatti di seta”.
Arthur Golden –
Memorie di una geisha.
Nell’immaginario
collettivo degli Occidentali, il Giappone è un mondo estremamente misterioso, in
cui la più moderna tecnologia si ritrova a convivere con antichissime
tradizioni, in un surreale equilibrio. Se da una parte è la patria del sushi,
dei giganteschi ed affollatissimi incroci stradali in cui le persone si muovono
come formichine (famosissimo quello del quartiere di Shibuya a Tokyo), degli “anime”,
dei “manga” e dei videogames, le città giapponesi ospitano una grandissima
quantità di tracce del passato, templi e case da the, giardini tipici e negozi
di stoffe.
E proprio nell’aspetto più tradizionale della cultura giapponese
spicca la figura della geisha, avvolta nelle sue vesti sgargianti. Nel mondo
occidentale la geisha viene spesso associata a quella della prostituta, ma
questo è un gravissimo errore. Infatti il termine geisha è composto da due kanji, 芸 (gei) che significa "arte" e 者 (sha) che vuol dire
"persona". Si tratta di un’artista, che conosce bene la danza
tradizionale, l’arte del travestimento, la musica e l’intrattenimento.
La sua
fisionomia è famosissima in tutto il mondo, coi suoi capelli neri, il colorito
pallido, il variopinto kimono e le movenze gentili. Ma quel che pochi sanno è
che qualunque gesto e dettaglio nella sua figura racchiude un significato
specifico e misterioso. La scelta di ogni aspetto del suo abito, il “kimono”,
ha una motivazione che nasce da diversi fattori, come lo stato civile e l’età. Per questo, nell’osservare
una geisha si può capire se si tratti di una “maiko”, una apprendista, o una
geisha propriamente detta.
Due "maiko", riconoscibili per il lungo "obi" (la cintura con cuscinetto dietro la schiena). |
L’elemento
fondamentale però che rende così singolare l’aspetto di una geisha è senza
dubbio il trucco. E’ col trucco infatti che una donna smette di essere tale e
si trasforma completamente in una geisha. Si tratta di un processo lungo e
articolato, che ha subito grandi trasformazioni nel corso dei secoli, grazie al
progresso della cosmesi, ma ancora oggi necessita di molti attenti passaggi.
- Il primo passaggio fondamentale è la stesura di una crema sulla pelle pulita, che servirà come base per tutti prodotti applicati successivamente. Questa deve essere applicata perfettamente sul viso, sulle spalle e sul decolletè. Oggi si usa una crema profumata simile alla cera che si chiama “binsuke”, ma si dice che fino alla Seconda Guerra Mondiale in commercio ci fossero delle creme particolari come quella a base di escrementi di usignoli.
- Il secondo passaggio fondamentale è il fondotinta bianco, chiamato “oshiroi”. Col progresso della cosmesi oggi è facile trovare prodotti facilmente applicabili che durano nel tempo. Ma per molto tempo le geisha hanno applicato sulla loro pelle uno speciale fondotinta chiamato “argilla cinese”, una sostanza altamente tossica a causa della grande quantità di piombo. Fino al secolo scorso era possibile incontrare anziane signore che presentavano pelle giallastra e coperta di piaghe a causa dell’utilizzo di questa crema velenosissima. L’applicazione del fondotinta richiede molto tempo. Innanzitutto deve essere spalmato sul viso e sul collo con grande attenzione e deve essere poi tamponato con una piccola spugna. Le geisha sono solite lasciare i bordi del viso del colore naturale, in modo che il trucco sembri una maschera, e lasciano scoperta anche una porzione di pelle a forma di W dietro la nuca. Questi stratagemmi conferiscono grande drammaticità al trucco della geisha, e permettono all’uomo giapponese di fantasticare su queste piccole zone di pelle scoperta, che sono molto seducenti.
- Il passaggio successivo è l’applicazione di una sfumatura rossa sulle guance e sugli occhi. Il colore rosso attorno agli occhi sarà molto più acceso nelle geisha più giovani, e andrà a scomparire con l’avanzare dell’età.
- Con una matita scura di delineano bene i contorni degli occhi e le sopracciglia. Oggi abbiamo delle matite apposite ma per secoli le donne hanno usato un rametto di paulonia bruciato, trasformato in un carboncino.
- L’ultimo tocco è l’applicazione del rosso sulle labbra. Anticamente si utilizzava il “benibana”, fiore di cartamo, per colorare le labbra di rosso, che veniva poi reso lucido con dello zucchero cristallizzato. Le geisha usano dipingere solo il labbro inferiore durante il periodo di apprendistato. Solo con la maturità viene loro concesso di dipingere perfettamente le labbra.
Il trucco della geisha è dunque una maschera che
nasconde il suo viso, permettendole di esibirsi nelle arti.Non è più una
donna, ma un’artista che mostra le sue abilità, danza, canta, ma mai si scopre.
Ed è proprio questo che ci attira nel mondo delle geisha e della cultura
giapponese… tutto è così misterioso e magico che ci è difficile capire dove sia
la realtà.
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