“Ogni bambino è un artista. Il problema è come restare tale
quando sarà cresciuto.” Pablo
Picasso
Tutti noi dovremmo aprire quei polverosi cassette dove
conserviamo I ricordi della nostra infanzia. Tra pagelle, vecchi quaderni e
fotografie potremmo trovare anche tanti disegni di cui ci eravamo completamente
dimenticati. Può sembrare strano ma osservare quei disegni può dirci davvero
tanto sulla nostra infanzia, molto di più dei quaderni di scuola, poiché ogni
simbolo ed ogni tratto raccontano una tappa del nostro sviluppo.
Il “segno” è il primo strumento che il bambino ha per poter
raccontare il proprio rapporto con il mondo che lo circonda, ma anche con il
mondo che ha dentro di sé. I primi
segni, gli scarabocchi, sono degli esperimenti, in cui il bambino conosce gli
nuovi strumenti espressivi e sfoga nell’atto del disegnare la sua energia.
Il
bambino attraverso lo scarabocchio mette alla prova la sua mano, impara a
tenere stretta l’impugnatura della matita e a coordinare braccia e occhi. I
segni che traccia sul foglio quindi non hanno una natura intenzionale, ma
parlano di come il bambino stia allenando sé stesso per diventare creatore di qualcosa. Si tratta di
uno studio, ed ecco che già lo
scarabocchio, all’apparenza privo di senso, acquista un nuovo significato.
Tra i due e i tre anni il bambino comincia a prendere consapevolezza
della relazione tra braccia e occhi, e i fogli si riempiono di righe
orizzontali, verticali e circolari. Si tratta di segni molto più consapevoli,
gestiti in maniera più controllata dalla mano e dallo sguardo. La
consapevolezza si sviluppa al punto che il bambino è ora capace di dare un
significato e un nome a quello che stanno disegnando, e di giudicare se sia
bello o brutto. Se il disegno venisse giudicato brutto, il bambino lo corregge
sovrapponendovi altri segni.
Nei disegni realizzati al quinto anno di età compare la
figura umana riconoscibile. Si tratta di elaborazioni di segni precedentemente
studiati, come il cerchio, a cui sono aggiunti diversi dettagli: le gambe, le
braccia, gli occhi e la bocca. Il bambino disegna cose che conosce e per molto
tempo tenderà a disegnare sé stesso e la sua famiglia.
Col passare del tempo, “l’omino”
si arricchirà sempre più di dettagli, come le mani e qualche accenno al
vestiario. Le bambine arricchiranno l’immagine
anche di altri oggetti, come animali e fiori, ma generalmente in tutti i
disegni dei bambini di questa età ci sono case.
La casa è un elemento molto
importante nell’analisi dei disegni di questa età. Spesso presenta sia l’interno
che l’esterno, e questo è indicativo dell’emotività del bambino, che non solo
disegna ciò che conosce, ma quello che conosce dal punto di vista emotivo.
Da questo periodo in poi i bambini affinano sempre di più il
loro modo di disegnare. Imparano a scegliere i colori con grande consapevolezza
e motivazione, vengono ispirati da altre immagini e usano la loro
immaginazione. Importante è anche l’evoluzione del loro “omino”, che non si accontenta più di
stare fermo in posizione eretta ma comincia a muoversi e a interagire con altri
oggetti. E’ proprio l’interazione con gli altri oggetti disegnati sul foglio
che permette al bambino di assimilare importanti conoscenze: la proporzione, la
composizione e il movimento.
Provare a leggere i disegni dei bambini può essere un
interessante esperimento psicologico. Una volta acquisite tutte le conoscenze
basilari infatti, il bambino possiede la libertà di gestire il disegno come più
gli piace. Analizzando le opere risultanti possiamo capire qualcosa di più di
chi lo ha fatto. Sul piano compositivo
per esempio, utilizzare una piccola porzione del foglio è sintomo di timidezza
e di chiusura, e, al contrario, occuperà il foglio da un lato all’altro un
bambino felice e spensierato. Ancora, se il disegno si presenta piccolo e molto
dettagliato, il suo autore sarà un bambino paziente, pignolo e attento. Chi
disegna le figure coi piedi per terra ed in posizione eretta dimostra
concretezza e senso pratico, ed invece, la fantasia e la testa tra le nuvole è
una caratteristica di un disegnatore sognatore.
Insomma, i disegni che abbiamo realizzato da bambini
non sono soltanto ricordi ma anche testimonianze di chi eravamo da bambini, e
possiamo ritrovarci i sogni, le motivazioni e le basi che ci hanno portati ad
essere chi siamo oggi.
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