sabato 29 giugno 2013

Ogni segno è una storia.

“Ogni bambino è un artista. Il problema è come restare tale quando sarà cresciuto.” Pablo Picasso

Tutti noi dovremmo aprire quei polverosi cassette dove conserviamo I ricordi della nostra infanzia. Tra pagelle, vecchi quaderni e fotografie potremmo trovare anche tanti disegni di cui ci eravamo completamente dimenticati. Può sembrare strano ma osservare quei disegni può dirci davvero tanto sulla nostra infanzia, molto di più dei quaderni di scuola, poiché ogni simbolo ed ogni tratto raccontano una tappa del nostro sviluppo.




Il “segno” è il primo strumento che il bambino ha per poter raccontare il proprio rapporto con il mondo che lo circonda, ma anche con il mondo che ha dentro di sé.  I primi segni, gli scarabocchi, sono degli esperimenti, in cui il bambino conosce gli nuovi strumenti espressivi e sfoga nell’atto del disegnare la sua energia. 
Il bambino attraverso lo scarabocchio mette alla prova la sua mano, impara a tenere stretta l’impugnatura della matita e a coordinare braccia e occhi. I segni che traccia sul foglio quindi non hanno una natura intenzionale, ma parlano di come il bambino stia allenando sé stesso per  diventare creatore di qualcosa. Si tratta di uno studio, ed  ecco che già lo scarabocchio, all’apparenza privo di senso, acquista un nuovo significato.


Tra i due e i tre anni  il bambino comincia a prendere consapevolezza della relazione tra braccia e occhi, e i fogli si riempiono di righe orizzontali, verticali e circolari. Si tratta di segni molto più consapevoli, gestiti in maniera più controllata dalla mano e dallo sguardo. La consapevolezza si sviluppa al punto che il bambino è ora capace di dare un significato e un nome a quello che stanno disegnando, e di giudicare se sia bello o brutto. Se il disegno venisse giudicato brutto, il bambino lo corregge sovrapponendovi altri segni.


Nei disegni realizzati al quinto anno di età compare la figura umana riconoscibile. Si tratta di elaborazioni di segni precedentemente studiati, come il cerchio, a cui sono aggiunti diversi dettagli: le gambe, le braccia, gli occhi e la bocca. Il bambino disegna cose che conosce e per molto tempo tenderà a disegnare sé stesso e la sua famiglia. 
Col passare del tempo, “l’omino” si arricchirà sempre più di dettagli, come le mani e qualche accenno al vestiario.  Le bambine arricchiranno l’immagine anche di altri oggetti, come animali e fiori, ma generalmente in tutti i disegni dei bambini di questa età ci sono case. 
La casa è un elemento molto importante nell’analisi dei disegni di questa età. Spesso presenta sia l’interno che l’esterno, e questo è indicativo dell’emotività del bambino, che non solo disegna ciò che conosce, ma quello che conosce dal punto di vista emotivo.



Da questo periodo in poi i bambini affinano sempre di più il loro modo di disegnare. Imparano a scegliere i colori con grande consapevolezza e motivazione, vengono ispirati da altre immagini e usano la loro immaginazione. Importante è anche l’evoluzione del  loro “omino”, che non si accontenta più di stare fermo in posizione eretta ma comincia a muoversi e a interagire con altri oggetti. E’ proprio l’interazione con gli altri oggetti disegnati sul foglio che permette al bambino di assimilare importanti conoscenze: la proporzione, la composizione e il movimento.

Provare a leggere i disegni dei bambini può essere un interessante esperimento psicologico. Una volta acquisite tutte le conoscenze basilari infatti, il bambino possiede la libertà di gestire il disegno come più gli piace. Analizzando le opere risultanti possiamo capire qualcosa di più di chi lo ha fatto.  Sul piano compositivo per esempio, utilizzare una piccola porzione del foglio è sintomo di timidezza e di chiusura, e, al contrario, occuperà il foglio da un lato all’altro un bambino felice e spensierato. Ancora, se il disegno si presenta piccolo e molto dettagliato, il suo autore sarà un bambino paziente, pignolo e attento. Chi disegna le figure coi piedi per terra ed in posizione eretta dimostra concretezza e senso pratico, ed invece, la fantasia e la testa tra le nuvole è una caratteristica di un disegnatore sognatore. 
Insomma, i disegni che abbiamo realizzato da bambini non sono soltanto ricordi ma anche testimonianze di chi eravamo da bambini, e possiamo ritrovarci i sogni, le motivazioni e le basi che ci hanno portati ad essere chi siamo oggi. 

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